venerdì 24 dicembre 2010

E voi cosa farete? di Michele Corsi

Ricevuto da "retescuole" e pubblicato: e noi cosa faremo?

E voi cosa farete?
di Michele Corsi.
Il DDL Gelmini è stato approvato ieri anche al Senato. Gli studenti universitari
di Roma avevano dato vita il giorno prima ad una grande manifestazione pacifica. A dieci giorni dai "moti" del 14 dicembre, forse è possibile qualche considerazione che può esserci utile per i tempi a venire.

I giorni successivi al 14 i media hanno enfatizzato al massimo gli incidenti che si erano prodotti dopo l'annuncio del voto di fiducia a Berlusconi, mentre l'imponente manifestazione della mattina era subito sparita dalla visualizzazione informativa. Questa scelta è ovvia per le tv di Berlusconi:
avevano la necessità di ricondurre tutto ad una questione di ordine pubblico. Il problema è che la stessa scelta ha caratterizzato anche il racconto della giornata da parte dei media che si posizionano contro Berlusconi, o per lo meno non sono a lui troppo favorevoli.

Eppure gli incidenti occorsi in Piazza del Popolo e dintorni erano di una
gravità ben inferiore a quella che si era registrata in situazioni analoghe ad
Atene e Londra. I media inglesi e greci, però, non hanno sottolineato più di
tanto quelle espressioni "violente". E non hanno perso di vista il "nocciolo"
della questione.

Nei giorni successivi il 14, poi, spariva dai media il "nocciolo" della
questione, cioé il fatto che il Senato si apprestasse a votare il DDL Gelmini,
mentre si moltiplicavano gli allarmi per la manifestazione studentesca che si preparava.

Non è solo questione di media. Le "organizzazioni di massa" d'opposizione,
politiche e sindacali, si sono espresse allo stesso modo: l'impressione che
davano era che temessero di più la possibilità di incidenti che il passaggio
parlamentare del DDL Gelmini. Gli incidenti del 14 hanno fatto scattare tutta una serie di reazioni automatiche anche in quegli intellettuali che, almeno in teoria, dovrebbero manifestare simpatia nei confronti degli studenti. Saviano ha usato accenti molto duri verso i "50 imbecilli" che secondo lui avrebbero provocato incidenti, in una lettera che, a sua volta, non offriva nemmeno una riga, però, al "nocciolo" della questione, cioé la riforma Gelmini.

In realtà la ricostruzione degli avvenimenti del 14, offerta da un volume tale di testimonianze da renderla inoppugnabile, permette una lettura ben diversa da quella poco accorta di Saviano. Nella mattina si erano svolte manifestazioni che avevano visto marciare insieme pezzi fondamentali dell'opposizione "di base" al governo: studenti, metalmeccanici, terremotati, ecc. Una inedita unità assai poco sottolineata. L'annuncio che Berlusconi era sopravvissuto ha fatto scattare un senso di impotenza enorme: noi che là non c'eravamo possiamo però ben intuire, andando con la nostra memoria emotiva a quel momento, il desiderio intenso, battuto, che Berlusconi fosse sfiduciato. La massa frustrata si è poi trovata nell'impossibilità di manifestare questa emozione sotto i palazzi del potere. La polizia aveva infatti bloccato gli accessi alle strade con i suoi mezzi. A parte qualche episodio marginale, la rabbia dei manifestanti si è sfogata contro quei mezzi, cioé contro l'ostacolo fisico che li separava dalla possibilità di manifestare il proprio dissenso. Un ostacolo che in altri Paesi non c'è. Gli studenti inglesi hanno potuto manifestare anche sotto Westminster, i manifestanti del Tea Party statunitense hanno invaso addirittura il Congresso per protestare contro la riforma sanitaria e nessuno ha tolto loro un capello.
Che i cittadini possano protestare sotto i palazzi del potere è un diritto
democratico, che va difeso. Non è cosa "naturale" isolare i luoghi della
democrazia e delle decisioni dalla libera espressione della gente.

Nei primi giorni dopo il 14, gran parte della sinistra e del "popolo viola" ha
cercato di leggere quegli incidenti come opera di infiltrati. Non si può negare la possibilità che vi fossero infiltrati, ma le "prove" che sono state portate non hanno retto due giorni. Si è passati allora ad incolpare misteriose cupole di centri sociali ed antagonisti, settori politici in realtà divisi e in crisi quanto lo sono i partiti della sinistra più moderata. Eppure i fatti hanno la testa dura: gli studenti arrestati erano incensurati e sconosciuti ai nutriti schedari della polizia; l'episodio del ragazzo che ne ha colpito col casco un altro nell'intento grottesco di "fare servizio d'ordine", è la dimostrazione della totale confusione che regnava nella piazza; nelle assemblee della Sapienza che si sono svolte dopo il 14 non vi è stato alcun settore significativo di studenti che abbia rinnegato i fatti del 14. Gli stessi studenti che sono stati ricevuti da Napolitano, oggi osannati, hanno comunque fatto educatamente presente al Presidente che loro erano gli stessi del 14.

Queste reazioni automatiche e impaurite da parte di media, intellettuali ed
organizzazioni del campo "antiberlusconiano" ci dicono una cosa, molto semplice:
non si vuole accettare che il 14 c'è stata una reazione di massa, radicale,
rabbiosa, violenta e spontanea. Quello che una volta si chiamava "moto di
piazza". I ricordi citati sono andati, con grande stupore da parte degli
studenti, al '77, una congiuntura storica che non ha nulla a che vedere con
l'attualità. Anche gli intellettuali che ancora oggi fanno riferimento a
quell'esperienza hanno cercato di intepretare i fatti in quella chiave,
compiendo un errore di analisi speculare alla sinistra più moderata, ma
altrettanto grave: non hanno perso l'abitudine di valorizzare i fatti sociali
solo quando questi si manifestano in scontri con le forze dell'ordine; oggi,
dopo la manifestazione pacifica del 22, non sanno che dire.

In realtà il 14 dicembre assomiglia a ciò che è avvenuto tante volte nella
storia d'Italia. I moti spontanei di chi si opponeva al fascismo nelle strade di Parma, i moti dei ragazzi con le magliette a strisce del 1960, quelli degli
universitari di Valle Giulia nel 1968, o degli operai di Corso Traiano nel 1969.
Tutti episodi, violenti, spontanei e di massa, che hanno segnato epoche, e ai quali, a posteriori, gli storici di qualsiasi orientamento attribuiscono una
importanza fondamentale per il mutamento progressivo della nostra società. Anche perché molti dei loro protagonisti siedono ora negli uffici dirigenti di banche,
tv, giornali o sugli scranni del Parlamento, in tutte e due gli schieramenti.
Certe analisi ossessionate dalla non violenza ascoltate in questi giorni, mi
ricordano la rigidità di certe ideologie che ascoltavo con scetticismo in
passato quando qualche gruppetto spiegava tutto a suon di citazioni tratte dai sacri testi. L'Unità d'Italia che ci apprestiamo a celebrare è stata fatta con delle guerre, dal fascismo ci siamo liberati con la guerriglia. I non violenti assoluti ci riflettano. Non perché oggi dobbiamo fare le stesse cose (mi pare ovvio che NON dobbiamo fare le stesse cose), ma perché l'ideologia pacifista, al pari di qualsiasi ideologia, ci impedisce di cogliere i fenomeni sociali nuovi che accadono sotto i nostri occhi. I moti del 14 dicembre non vanno giudicati: vanno analizzati. Essi ci sono stati, stanno lì davanti a noi, ci parlano: dobbiamo ascoltarli. E, a mio avviso, ci dicono questo.

Il nostro Paese è stanco di quella massa di buffoni che siede al governo. Gli
studenti universitari di Roma (così come gli studenti medi hanno fatto a Milano) hanno attraversato, per la prima volta, i quartieri popolari: se fossero stati considerati una massa di facinorosi, come sono stati dipinti per dieci giorni dai media, pensiamo davvero che sarebbero stati accolti così festosamente dai loro abitanti? Gli automobilisti bloccati si sarebbero messi a salutarli col clacson invece di sclerare? In Italia c'è una massa di scontento in ebollizione che attende il momento di farla finita con questo governo, dentro un incrocio, estremamente pericoloso per i potenti, ma che dovrebbe essere magico per le forze di opposizione, di crisi politica e crisi economica, in una situazione in cui anche le forze dell'ordine si sentono poco rispettati da chi li comanda. Una coincidenza che in altri Paesi ha provocato "moti" che hanno spazzato via governi e dittatori nel giro di pochi giorni.


E' quello al quale dobbiamo lavorare? No di certo. Non siamo il Kirghizistan. Ma la potenza inespressa della rivolta che cova nella massa di studenti, precari, operai, dovrebbe dire alle forze politiche e sindacali che allo scontento collettivo va dato espressione, spazio, organizzazione, forza d'impatto. Un piccolo esempio. Una settimana fa Forza Nuova voleva aprire una sede in pieno centro a Milano. Cosa succede normalmente in questi casi? Che si muovono gruppi più o meno organizzati di giovani che per impedire lo scempio si "scontrano" con le forze di polizia pagando prezzi altissimi in termini di denunce, ecc. Invece questa volta è accaduto un fatto nuovo: l'iniziativa se l'è presa in carico la Camera del Lavoro. Ed ha imposto con la propria "mole" e Ia propria iniziativa che quella sede non venisse aperta. Il risultato è stato ottenuto lo stesso, ma senza incidenti, senza violenza, senza giovani denunciati o manganellati dalla polizia. La Camera del Lavoro di Milano è rivoluzionaria? No: è una tra le più moderate d'Italia e il suo segretario è considerato un terrificante "destro". Ma ha capito una cosa: è il vuoto di iniziativa di chi dovrebbe organizzare la rotesta che provoca "incidenti". La violenza nasce dal basso nel momento in cui dall'alto delle organizzazioni, ci si rifiuta di usare la forza di cui si dispone. Per questo la sinistra ha difficoltà a "vedere" i moti del 14 dicembre: perché costituiscono lo specchio della propria inazione.

Quindi, cari politici e intellettuali che avete predicato sino alla noia in
questi giorni sul pericolo della violenza, ora, cosa farete? Cosa farà Susanna Camusso, neosegretaria della Cgil, che agli studenti ha raccontato che "non ci sono le condizioni per lo sciopero generale"? Potrebbe spiegare a noi lavoratori quando queste condizioni sarebbero propizie? Aspetta che Berlusconi si rafforzi di nuovo? O che il tasso di disoccupazione raddoppi? O che Marchionne sia imitato da ogni padrone in tutta Italia?
Cosa farà Pantaleo, segretario della FLC, il potente sindacato dei lavoratori della conoscenza, che pronuncia molti discorsi di sinistra, va alle manifestazioni della Fiom, ma non ha fatto l'unica cosa concreta di sinistra che avrebbe potuto fare e cioé proclamare uno sciopero della scuola e dell'università? Cosa farà Bersani, il grande stratega politico che in una situazione estremamente propizia come l'attuale l'unica cosa che gli viene in mente è promettere a Casini la futura presidenza del consiglio? Casini, quello che è d'accordo con la riforma Gelmini della scuola, che apprezza Marchionne e che se ne frega della disoccupazione? E Saviano, lo aspettiamo al varco: ha dato degli "imbecilli" a quelli del 14, provi ad insultare con pari passione anche Fini, che ha votato a favore del DDL Gelmini. Signori, quando comincerete ad analizzare i fenomeni sociali e ad ascoltarli invece di precipitarvi a condannarli? Quando comincerete a fare il vostro mestiere? Siete contenti? Gli universitari il 22 hanno dimostrato quello che già era evidente:
di essere ragionevoli e intelligenti. Bene, e ora voi, dirigenti della sinistra,
dirigenti dei sindacati, intellettuali, voi: cosa farete?


Michele Corsi

giovedì 23 dicembre 2010

Graduatorie congelate per un anno, è decreto.

red - La notizia appare sul sito di Gilda (FGU) Venezia: "Ieri il Governo ha approvato il prolungamento di un anno della vigenza delle graduatorie a esaurimento. Ecco il testo della disposizione che lo prevede

«1.Nelle more della emanazione del Regolamento sul reclutamento del personale docente nelle scuole di ogni ordine e grado, previsto dall’art. 2 comma 416, della Legge 24 dicembre 2007, n. 244, le graduatorie provinciali previste dall’art. 1, comma 605, lett. c), della Legge 27 dicembre 2006, n. 296 vigenti per il biennio 2009/2010 – 2010/2011 sono prorogate per l’anno scolastico 2011/2012. Conseguentemente all’art. 1, comma 4-ter, del decreto legge 25 settembre 2009, n. 134, convertito con modificazioni dalla legge 24 ovembre 2009, n. 167, le parole: “per il biennio scolastico 2011/2012 – 2012/2013” sono sostituite dalle parole:“per il biennio scolastico 2012/2013- 2013/2014».

sabato 11 dicembre 2010

Gli insegnanti del CPS occupano il "Piaget"

Gli insegnanti precari e non, i genitori riuniti in assemblea esprimono il pieno sostegno alla lotta degli studenti contro provvedimenti che TAGLIANO la speranza nel futuro e riprendendo l’iniziativa avviata dagli studenti, hanno occupato l’Istituto Professionale J. Piaget di Via Marco Fulvio Nobiliore per chiedere il ritiro dei tagli e una nuova politica di investimenti nella Scuola e nell’Università.

In questi anni abbiamo avuto soltanto tagli di classi, di personale e di risorse; cancellazione dell’obbligo scolastico; riduzione del tempo scuola per tutti e cancellazione del tempo pieno e prolungato; gerarchizzazione del lavoro docente; marginalizzazione degli istituti tecnici e professionali; equiparazione tra apprendistato e formazione scolastica; precarizzazione del lavoro nella scuola e nell’università.

La novità di questa occupazione è che finalmente le lotte degli studenti, dei genitori e degli insegnanti si sono UNIFICATE verso un unico obiettivo condiviso: DIFENDERE E VALORIZZARE LA SCUOLA PUBBLICA.

Noi vogliamo una scuola pubblica e un’università che costituiscano un percorso di liberazione e di promozione sociale per tutti/e.
Noi non ci accontentiamo di lasciare le cose così come stanno ma vogliamo che il progetto futuro della scuola nasca da un confronto democratico che coinvolga in modo particolare coloro che tutti i giorni vivono nella scuola.
Il movimento degli insegnanti, dei genitori e degli studenti della Scuola e dell’Università ha prodotto finora risultati straordinari dimostrando nei fatti che le “CONTRO-riforme” Gelmini sono sbagliatE, non SONO condivisE, possono essere fermatE, devono essere CANCELLATE.


Per questi motivi il Coordinamento studenti-genitori-insegnanti ha deciso di OCCUPARE una scuola del territorio e di LIBERARLA ai cittadini, ai lavoratori della scuola e agli studenti per svolgere un’azione di informazione e discussione sui danni che i tagli stanno procurando e per costruire insieme nuovi momenti di mobilitazione.


Gli studenti, i genitori e gli insegnanti invitano tutti i cittadini a partecipare alle mobilitazioni organizzate nelle scuole, nelle università e nel territorio per il 14 dicembre.

giovedì 9 dicembre 2010

Assemblea cittadina Roma 10 dicembre - scuola Piaget

Assemblea unitaria di studenti, insegnanti, ATA,
aperta a tutti i liberi cittadini che hanno a cuore il futuro della scuola pubblica.


Venerdì 10 Dicembre ore 15,30


All’Istituto di Istruzione Superiore
“Jean Piaget”
Via Marco Fulvio Nobiliore 76/a
(Metro A - Giulio Agricola)


-per organizzare lotte condivise che portino alla caduta di questo
governo, al ritiro
dei tagli e al blocco della riforma Gelmini della
scuola e dell’università.

Pensiamo quindi all’istruzione che vogliamo!

-per affermare i valori democratici e di

partecipazione che vengono annullati da una
visione aziendalista e classista della scuola.

-perchè una riforma della scuola deve venire

dal basso. Dai bisogni espressi dagli studenti,
dagli insegnanti e dalla società civile.

-per la mobilitazione del 14 dicembre.


Studenti, insegnanti, genitori del X Municipio e coordinamento precari della scuola di Roma

sabato 4 dicembre 2010

Tutti a Roma il 14 dicembre - Uniti contro la crisi

Tutti a Roma il 14 dicembre -

Uniti contro la crisi lancia una mobilitazione generale a Roma davanti a Montecitorio per il 14 dicembre, giorno nel quale sarà votata la fiducia al Governo Berlusconi - Rivolgiamo un appello a tutte le realtà sociali che si stanno mobilitando contro la gravissima situazione provocata dalle politiche governative che con la scusa della crisi stanno distruggendo diritti e territorio. Il 14 dicembre deve essere un giorno in cui la parola passi alle migliaia e migliaia di lavoratori e lavoratrici cassaintegrati e licenziati, agli studenti, ricercatori ed insegnanti che subiscono i tagli della Gelmini, alle popolazioni della Campania sommerse dai rifiuti e agli alluvionati del nord sommersi dalle cementificazioni che provocano i disastri.

A parlare devono essere i cittadini aquilani, che sulla loro pelle stanno pagando le scelte di potere che speculano perfino sulle tragedie, i migranti truffati dalle finte sanatorie e ridotti a schiavi pronti da essere sfruttati, gli operai Fiat di Melfi e Pomigliano che si vedono imporre contratti capestro che distruggono qualsiasi diritto, anche quello ad una vita dignitosa. Devono avere voce in quel giorno, sotto i Palazzi di una politica sempre più distante dalla vita reale, le tante forme della precarietà, che attraverso il collegato lavoro e le manovre del ministro Sacconi, dovrebbe essere l'unico triste orizzonte di milioni di persone.

A Montecitorio deve sentirsi chiara la voce di quella parte del paese che non ha diritto alle liquidazioni milionarie dei banchieri, che subisce i tagli del ministro Tremonti, perfetto esecutore delle decisioni di un'Europa che vuole far pagare la crisi a chi lavora e premiare chi vive di rendita e speculazione. In questo paese è tempo di dire basta all'impunità dei potenti, che con le loro cricche di affaristi hanno un'unico obiettivo: arricchirsi. Il 14 dicembre deve diventare il giorno della democrazia vera, quella costruita e difesa dai cittadini e non il simulacro con il quale il governo copre e giustifica l'ingiustizia.

Il 14 dicembre facciamo appello anche a tutto il mondo della cultura, della musica, del cinema, del teatro, dell'arte, colpito dai tagli di Bondi che oltre a tesori inestimabili rischiano di far crollare la vita di centinaia di migliaia di persone che vi lavorano.


Invitiamo sotto a Montecitorio coloro che lavorano nel mondo dell'informazione, costantemente minacciati dall'arroganza di Berlusconi, invitiamo coloro che lottano per il diritto alla casa, costretti a vivere per strada mentre chi governa ha perso il conto delle sue proprietà. E' il tempo dunque che questa italia si faccia sentire, tutta insieme, unita, per dire che il governo Berlusconi non ha nessuna fiducia e deve dimettersi! La caduta dell'esecutivo deve significare anche la caduta di tutte le leggi ingiuste, che privatizzano i beni comuni come l'acqua o che tagliano le risorse da destinare alla società per dirottarle sulle spese di guerra o per grandi opere inutili e dannose.

Il 14 dicembre piazza di Montecitorio toglierà la fiducia, nei fatti e al di là di qualsiasi possibile accordo di palazzo, alle politiche dell'austerity, perchè la crisi devono pagarla coloro che l'hanno provocata, e questo ad esempio tassando le loro rendite finanziarie miliardarie, a favore delle politiche sociali e in difesa di chi lavora e produce ricchezza.

Mobilitiamoci tutti, uniti contro la crisi che vogliono farci pagare, uniti perchè in crisi vada il governo e le sue politiche!

14 dicembre tutti a Montecitorio!

giovedì 2 dicembre 2010

mercoledì 1 dicembre 2010

LA VERA CONFERENZA DI GIANFRANCO FINI AL LICEO ORAZIO DI ROMA (vista dagli studenti)

Segnaliamo dalla pagina facebook di una studentessa del liceo Orazio di Roma. A chi pensa o dice che gli studenti sono manovrati, sono inconsapevoli, sono strumentalizzati, le parole di questa studentessa possono far capire quanto si tratta di convinzioni erronee. Una voce che ci spinge ancora una volta a lottare con gli studenti per una scuola pubblica di qualità.


"Vorrei denunciare qui l'accaduto VERGOGNOSO di oggi. Sono una studentessa del Liceo Orazio di Roma. Oggi 6 dicembre 2010 il presidente della camera Gianfranco Fini ha tenuto una conferenza presso la mia scuola, organizzata per una commemorazione dei 150 anni della costituzione italiana. I giornalisti presenti (che tra l’altro, non sarebbero nemmeno dovuti entrare visto che era un’ASSEMBLEA STUDENTESCA, chiusa alla stampa) hanno riportato solo parzialmente ciò che è stato detto con una noncuranza che fa riflettere. Vi riporto dunque qui i punti salienti della conferenza, che ho documentato passo passo, avendo portato all’assemblea il mio computer, per poter fare una ricostruzione COERENTE. Alla cattedra dell’aula magna del liceo il preside Massimo Bonciolini, il rappresentante alla consulta (lo studente che ha spinto per l’organizzazione di tale conferenza) e Fini. Di fronte, un microfono del tg1. Ingenuamente ho pensato che forse le nostre domande sarebbero state riportate da qualche giornalista: un modo per dimostrare come noi stiamo vivendo le proteste, nonostante non siamo nè fuoricorso né frequentanti dei centri sociali; per dimostrare come avere 18 anni e vivere in Italia non significhi essere dei poveri ignoranti nonostante non si abbia un punto di riferimento per la formazione politica. Il presidente Fini ha esordito dicendosi pronto al dialogo e ha dichiarato “più sono cattive le domande, più mi diverto, rendiamo pepata questa giornata!”. Ha poi cominciato a descrivere quali sono i ruoli del Parlamento e la sua importanza dicendo: “Il parlamento è la quintessenza della democrazia, non esiste un governo senza un parlamento funzionante ed efficiente. Se democrazia vuol dire governo del popolo, il parlamento è la sede in cui la volontà popolare è rappresentata.” Segue un breve racconto sulla storia della nascita del diritto di voto. Prosegue: “ Oggi il parlamento è il luogo della massima rappresentanza popolare. Il primo scopo è indirizzare l’azione di governo,il secondo di controllare l’azione di governo, il terzo legiferare e il quarto, un compito aggiunto da poco, accordare la legiferazione nazionale con quella europea.” E ancora: “Siamo una democrazia in cui il ruolo diretto dei cittadini si esplica con il referendum, che però può comportare solo la cancellazione di una legge e non proporla. Oggi si discute molto sulla possibilità di cambiare il sistema. Una democrazia oggi deve essere tanto rappresentativa quanto governante. Il tempismo di una qualsiasi decisione a volte è importante quando la bontà della decisione. “ Questa la parte citata dalla maggioranza dei giornalisti, che io ho scritto con precisione, parola per parola: “Siamo in una fase post-ideologica, non siamo più nell’epoca di scontro fra ideologie. Vi sono idealità e visioni diverse ma siamo in una fase in cui conta molto la credibilità della persona. Oggi si valutano valori, fatti, contenuti ma si scelgono le persone. Si legge spesso sui giornali riguardo polemiche e momenti di tensioni. Non c’è da meravigliarsi, sono fenomeni deprecabili, ma non nuovi. Qualche volta scatta qualche parola di troppo, ma questa è una costante del dibattito parlamentare. Il rispetto però deve essere fondamentale: per le regole e per gli altri. Rispettare le opinioni altrui, il ruolo del parlamento e le regole con cui il parlamento legifera.”

Dopo questo excursus riguardo il Parlamento, il presidente si è dichiarato disponibile al dibattito con gli studenti, dandoci quindi la disponibilità di fare delle domande. Ovviamente noi eravamo tutti ansiosi di ottenere il confronto verbale e, in particolare, di chiedere pareri, delucidazioni e ovviamente provocare in merito alla riforma universitaria. Avendo partecipato come scuola alle varie proteste ed essendo tutti studenti del quinto anno, dunque in procinto di una scelta universitaria, ci sentiamo più che mai chiamati in causa in questo momento di agitazione ed eravamo oggi totalmente motivati ad esprimerci. Purtroppo nel corso delle domande, si è intromessa una consigliera municipale e, a seguire, un altro consigliere del quarto municipio (ovviamente Pdl). Hanno rubato tempo alle nostre domande, introducendo argomenti del tutto estranei al contesto e allo spirito del dibattito con un’arroganza vergognosa, trasformando quello che doveva essere un momento di crescita ma anche di visibilità per noi studenti, sempre più bistrattati, sempre meno ascoltati, in una vetrina di partito. Mi sono appropriata del microfono, interrompendo i due per ricordare che questa era un’assemblea STUDENTESCA e in quanto tale, dedicata al solo intervento degli studenti. Le acque si sono dunque calmate e noi abbiamo proseguito con le nostre domande. Non abbiamo potuto chiedere tutto ciò che volevamo perché ci era stato rubato troppo tempo e il presidente aveva un altro impegno. Con questo resoconto volevo esprimere lo sdegno che mi hanno suscitato quei due personaggi nonché i giornalisti che hanno riportato esclusivamente il loro intervento. I media italiani SONO RIDICOLI. Designano gli studenti come IGNORANTI e FACINOROSI, come se non sapessimo cosa significa essere dei veri studenti. Come possiamo dimostrare chi siamo e quanto valiamo, se non veniamo ascoltati? Come possiamo lottare per il nostro futuro in maniera civile e pacifica, con la cultura ed il dialogo, se non veniamo considerati? Si fa una riforma per gli studenti e non si ascoltano gli studenti. Si parla degli studenti senza vedere tutto ciò che di buono giornalmente viene prodotto, scritto, elaborato dagli studenti. Nessuno legge, nessuno pubblica, nessuno stampa, nessuno ascolta. E allora noi GRIDEREMO e scriveremo ancora di più che questo paese ci sta stretto, che questi episodi ci fanno vergognare ma non ci spengono. I giornalisti non parlano di ciò che abbiamo fatto? Lo faremo noi, scriveremo a tutti e faremo in modo che leggano più persone possibili. Anche se non è il nostro compito, anche se io non sono una giornalista e non so come si fa. Ci tarpano le ali…Ma noi possiamo inventare nuovi modi per volare. Questo doveva essere pubblicato da tutti i giornalisti che hanno documentato la conferenza. Questo: per dimostrare che non siamo ignoranti, che non accettiamo passivamente quest’Italia qui, schifosa. Che vogliamo un futuro e stiamo facendo di tutto per ottenerlo. Ma d’altronde il microfono del tg1 è stato levato proprio dopo che i due consiglieri avevano detto la loro. La dichiarazione che volevano l’avevano ottenuta. E di ciò che avevano da dire gli studenti, in fondo…poco importa.

(V. S., Liceo Classico Orazio)

sabato 27 novembre 2010

Il CPS Roma alla manifestazione del 27 novembre

http://roma.repubblica.it/cronaca/2010/11/27/foto/studenti_cgil-9568673/2/

Eccoci nella foto di Repubblica al corteo nazionale del 27 novembre.

Prossimo appuntamento Martedì 30 Novembre a piazza navona davanti al Senato della Repubblica
30 novembre 2010 – ore 17:

Contrastiamo questa svendita della scuola!
Mentre in Parlamento e nei media si discute della crisi di Berlusconi, il Governo con la solita arroganza ha presentato una legge di stabilità (finanziaria) che limita il diritto allo studio e continua a favorire la scuola parificata a danno di quella statale attraverso:
• una drastica riduzione del contributo per i libri di testo
• una circolare ministeriale nella quale si obbligano i dirigenti scolastici e tutto il personale a non
esercitare critiche nei confronti del ministero
• un nuovo finanziamento di duecentoquarantacinque milioni di euro per le scuole parificate
– dopo che nella scuola pubblica sono stati tagliati 8 miliardi di euro
L'obiettivo è chiaro: abbassare il livello della scuola pubblica mettendola in competizione con quella privata. La scuola perderà in questo modo la funzione che la Costituzione le assegna: rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della personalità umana.
Il Coordinamento dei Precari della Scuola di Roma denuncia l'ennesimo passo indietro fatto dallo Stato nel perseguire le finalità formative universali dell'istruzione a favore di una logica lobbistica per cui a fronte delle pressioni dei poteri forti vengono immediatamente messe a disposizioni ingenti somme di denaro pubblico a scapito degli interessi di tutti i cittadini.
✔ Rivendichiamo lo spirito della Costituzione repubblicana per cui l'istruzione privata può essere
esercitata solo senza oneri per lo Stato
✔ Ribadiamo la nostra decisa indignazione per l'ennesima scelta di garantire finanziamenti pubblici alle scuole parificate, in particolare in un momento in cui la scuola statale sta subendo il più feroce attacco della storia repubblicana
✔ Invitiamo tutte le componenti della scuola a condividere con noi questo sentimento d'indignazione, a presentare mozioni in tutte le sedi possibili (collegi docenti, assemblee sindacali, assemblee studentesche...)
Invitiamo a costruire e a partecipare alle iniziative pubbliche su tutto il territorio che denuncino questa vergognosa operazione di consapevole impoverimento dell'istruzione pubblica mentre si finanziano le scuole private

Invitiamo tutte e tutti a partecipare al
PRESIDIO in piazza Navona
davanti al Senato della Repubblica
30 novembre 2010 – ore 17

martedì 16 novembre 2010

17 novembre manifestazione studentesca: aderisce il CPS Roma

Domani 17 novembre manifestazione studentesca a cui parteciperemo come precari e docenti
RICORDIAMO CHE I DOCENTI POSSONO USUFRUIRE DELLO SCIOPERO USI E SISA DI TUTTA LA GIORNATA
Il 17 Novembre del 1939 gli occupanti nazisti uccisero 9 studenti all'Università di Praga e i loro insegnanti. Il 17 Novembre del 1973 un carro armato abbattè il politecnico di Atene per reprimere la rivolta studentesca contro la dittatura militare.

Il 17 Novembre 1989 in Cecoslovacchia la commemorazione del '39 divenne l'inizio della rivolta contro il regime.

Quest'anno la giornata di mobilitazione assume una chiara connotazione contro i tagli alla scuola, università e ricerca, che gli studenti percepiscono come un taglio che pesa sul loro futuro.

Come insegnanti gli saremo accanto nella difesa del valore costituzionale della scuola e dell'istruzione.
Come precari condividiamo e viviamo già sulla nostra pelle il taglio di prospettive e di futuro.

MEGLIO IN PIAZZA CON GLI STUDENTI CHE A SCUOLA SENZA STUDENTI!

appuntamento a Piazza della Repubblica alle ore 9.30

di fronte alla chiesa di Santa Maria degli Angeli.

sabato 23 ottobre 2010

CPS Manifestazione Napoli 30 ottobre



PER UN'ERUZIONE DI PUBBLICA ISTRUZIONE
PARTECIPA ALLA MANIFESTAZIONE NAZIONALE
IL 30 OTTOBRE A NAPOLI ore 14.30
PARTENZA DA ROMA CON PULMAN A BASSO COSTO SABATO 30 MATTINA ALLE 10.00
da Piazza Vittorio (vicino Oviesse)
DAI SUBITO LA TUA ADESIONE, MANDA UNA MAIL A
movimentoinsegnantiprecari@gmail.com
oppure vieni martedì dalle 17.00 in poi in via dei campani 72 presso la libreria anomalia per prenotare il tuo posto sull'autobus

venerdì 22 ottobre 2010

Foto CPS Roma manifestazioni sit-in assemblee

Alcune immagini delle manifestazioni a cui ha partecipato il CPS, comitato dei precari della scuola di Roma. Immagini del 2009 - 2010. Striscioni, slogan, azioni dimostrative, assemblee, presidi e sit-in in difesa della scuola pubblica.

Altre Foto:
http://www.flickr.com/photos/45585598@N08/


Altre Foto:
http://www.flickr.com/photos/45585598@N08/

giovedì 21 ottobre 2010

Assemblee CPS Roma ottobre

MARTEDI' 26 OTTOBRE
INCONTRO PUBBLICO FRA STUDENTI E STUDENTESSE
E INSEGNANTI PRECARI DELLA SCUOLA
verso la manifestazione nazionale del 30 ottobre a Napoli
FACOLTA' DI LETTERE ore 15.00 aula VI

MERCOLEDì 27 OTTOBRE
ASSEMBLEA CITTADINA INSEGNANTI PRECARI E NON, STUDENTI E GENITORI
PER ORGANIZZARE LE LOTTE OLTRE IL 30 OTTOBRE ore 16.00
ISTITUTO GALILEI via conte verde 51 nei pressi del csa

sabato 26 giugno 2010

Manifesto programmatico del Coordinamento Precari Scuola

(Principi e obiettivi del Coordinamento Precari Scuola)

1) Il Coordinamento Precari Scuola (CPS) è un movimento nazionale, autonomo e autorganizzato, impegnato nella difesa dei diritti dei lavoratori precari della scuola; nella costruzione di un progetto di lotta comune con i colleghi di ruolo, le famiglie, gli studenti e i lavoratori di tutte le categorie; nella promozione di un modello di scuola pubblica statale, laica, gratuita, democratica, ispirata ai principi della Costituzione repubblicana. Si richiama ai valori dell'antifascismo e intende mettere in atto, anche al proprio interno, comportamenti che si ispirano al riconoscimento e alla pari dignità di ogni forma di diversità (di genere, religiosa, etnica, culturale, ecc.); chi aderisce al CPS si impegna a mettere in atto tali comportamenti anche nella propria attività professionale.



2) Il CPS è un movimento trasversale a tutti i partiti e tutti i sindacati, luogo d’incontro tra lavoratori della scuola appartenenti a sindacati diversi e lavoratori non sindacalizzati. Ogni coordinamento locale è aperto e autonomo, e ha come luogo principale di discussione e decisione le assemblee autorganizzate nelle quali adotta come strumento naturale di decisione il metodo del consenso democratico. Le linee guida nazionali vengono elaborate nelle assemblee nazionali sempre attraverso il metodo del consenso democratico.



3) A partire da:

• il rifiuto di qualsiasi progetto di privatizzazione e aziendalizzazione della scuola pubblica statale e di ogni proposta di ingresso di enti privati e associazioni negli organi direttivi della scuola;

• l'assoluta contrarietà a qualsiasi progetto di riorganizzazione della scuola basato sul principio di sussidiarietà; di transizione a un sistema formativo misto pubblico-privato; di trasferimento di beni e risorse umane, strumentali e finanziarie dallo Stato alle Regioni;

• il rifiuto dei progetti di gerarchizzazione tra lavoratori della scuola;



le rivendicazioni del CPS sono:

A) Ritiro della legge 133/08 e di tutti i tagli a essa legati;

B) Assunzioni a tempo indeterminato di tutti i lavoratori precari presenti nelle graduatorie attualmente dette “ad esaurimento”;

C)Istituzione di un piano finalizzato alla progressiva immissione in ruolo, in tempi brevi e certi, di tutti i lavoratori presenti nelle graduatorie.

D) Ritiro della controriforma della scuola primaria;

E) Ritiro della controriforma della scuola secondaria;

F) Salvaguardia e riapertura delle “graduatorie ex-permanenti” (attualmente “ad esaurimento”) e mantenimento delle stesse come unico canale di reclutamento.

G) Ritiro del decreto Brunetta di attuazione della legge 15 del 4 marzo 2009 e di ogni proposta di cancellazione e sostituzione della contrattazione sindacale con provvedimenti legislativi;

H) Il ritiro dei Pdl 953 Aprea e 3357 Goisis e di ogni proposta di istituzione di albi regionali e di reclutamento attraverso concorsi di reti di scuole.

I) Applicazione della sentenza della Corte costituzionale del 26 febbraio del 2010 n. 80 sugli organici di sostegno e ritiro delle norme 413 e 414 dell'art.2 della legge n.244 del 24 dicembre 2007;

L) Ritiro del cosiddetto “salvaprecari” e degli accordi Stato-regioni che introducono nella scuola forme di lavoro parasubordinato.

M) Parità di diritti e doveri tra lavoratori di ruolo e precari;

N) Un piano organico di edilizia scolastica che affronti l’insostenibile situazione in cui si trovano a operare quotidianamente migliaia di alunni e lavoratori della scuola.

O) Il diritto ad un percorso abilitante finalizzato all'inserimento di tutti i docenti nelle graduatorie ex-permanenti. Il diritto a un percorso abilitante per i neo-laureati.

P) Azzeramento dei finanziamenti pubblici alle scuole private.


4) Qualsiasi gruppo organizzato di lavoratori precari della scuola esistente sul territorio può liberamente aderire al CPS, fornendo nomi e recapiti dei propri referenti e impegnandosi a:

• Garantire all’interno del proprio gruppo un sistema di decisione basato sulla partecipazione, la discussione e il consenso;

• Partecipare alle assemblee nazionali del CPS, dove vengono decise le linee guida del Coordinamento;

• Tenere informati gli altri coordinamenti riguardo alla propria attività sul territorio, favorendo la condivisione delle iniziative e lo scambio di opinioni e proposte.

5) I coordinamenti locali del CPS sono liberi di partecipare con la loro sigla a tutte le iniziative locali o nazionali che ritengano opportune, nonché di elaborare documenti e piattaforme e proporle agli altri coordinamenti interni ed esterni al CPS, nel rispetto dei principi e degli obiettivi stabiliti dalle assemblee nazionali del CPS.


Bologna, 26 giugno 2010