giovedì 24 febbraio 2011

assemblea nazionale autoconvocata Roma 26 febbraio 2011

sabato 26 febbraio a Roma (Teatro Colosseo, via Capo d'Africa, 29/a, a pochi minuti a piedi dalla Metropolitana B Colosseo).

Appello: il 26 febbraio a Roma, assemblea nazionale autoconvocata di delegate/i, Rsu e Rsa, per uno sciopero generale e generalizzato contro Governo e Confindustria (...)

Dopo la resistenza sui tetti e nelle mille vertenze sparse contro chiusure aziendali, ristrutturazioni e licenziamenti, la giornata del 28 gennaio ha visto scendere in piazza in decine di manifestazioni in tutta Italia, migliaia e migliaia di lavoratrici e lavoratori metalmeccanici, affiancati da tantissimi giovani e da altrettanti lavoratori di tutti gli altri settori, facilitati nella loro mobilitazione dalla felice decisione di alcuni sindacati di base di generalizzare a tutte le categorie con un proprio sciopero l’iniziativa della Fiom.


Questa importante convergenza è un primo segnale che va valorizzato, pur nel rispetto delle legittime differenze sindacali, con la messa da parte di divisioni e “patriottismi” di sigla di fronte alla brutalità di questa offensiva padronale che vuole azzerare i diritti conquistati con decenni di lotte e che vuole eliminare ogni forma di rappresentanza conflittuale.


In tutti i cortei è risuonata la rivendicazione di un grande sciopero generale unitario contro Governo, Confindustria e contro i tagli imposti dall’Unione europea. A molte di queste manifestazioni hanno preso parte, in maniera unitaria, anche le delegate e i delegati autoconvocati che stanno promuovendo da giorni un appello per uno sciopero generale e generalizzato e per un incontro nazionale autoconvocato di delegate/i, rsu, rsa e comitati di lavoratori che non hanno possibilità di una rappresentanza classica (precari, immigrati, ecc…).


Per questi motivi vi invitiamo a firmare questo appello e a diffonderlo in ogni angolo del paese, in ogni azienda, settore o sindacato tra le lavoratrici ed i lavoratori che lo condividono (vedi l'elenco delle/dei prime/i firmatari/e).


Ma una firma non basta a fermare l’offensiva padronale. Dobbiamo incontrarci e costruire punti di convergenza utili alla mobilitazione, alla resistenza alla crisi e alla costruzione dal basso dello sciopero generale e generalizzato di cui c’è bisogno.

Diamo appuntamento a tutte e tutti per una grande
Assemblea nazionale
Roma - 26 febbraio - ore 9,30
sala del Nuovo Teatro Colosseo
via Capo D'Africa, 29/A

Da rete 28 aprile.

mercoledì 16 febbraio 2011

Le lotte dei precari della scuola: storia del passato e prospettive del futuro

Un articolo sui precari della scuola per la rivista specializzata "L'informatore scolastico".
Chi fosse interessato alla lettura dell'articolo lo può trovare qui
http://bru64.altervista.org/informatore1.pdf


di Brunello Arborio



La scuola pubblica statale negli ultimi anni ha subito un attacco durissimo: la legge 133/08 ha tagliato 8 miliardi di euro e 150.000 posti di lavoro, la legge 169 ha cancellato la positiva esperienza della scuola primaria, la riforma della secondaria toglie discipline e riduce arbitrariamente il tempo scuola. Alle famiglie si tolgono il tempo pieno e le ore di sostegno, inoltre si chiede di supplire al mancato finanziamento da parte dello Stato con il versamento di un contributo “volontario”, scaricando così i costi della scuola pubblica sui genitori, che già la finanziano attraverso la fiscalità generale. In compenso le scuole private, quelle per le classi sociali alte, sono generosamente finanziate. Nella scuola pubblica si continua a fare lezione in classi sovraffollate e strutture fatiscenti, con grandi difficoltà a garantire un aiuto adeguato agli studenti diversamente abili, già così penalizzati dalla vita. I più danneggiati dall’azione governativa sono i precari della scuola, molti dei quali hanno più di 45 anni e più di 15 anni di servizio, sono assunti a settembre per essere licenziati a giugno, non hanno scatti stipendiali di anzianità essendo sempre pagati come neoassunti, hanno molti meno diritti
dei docenti di ruolo per quanto riguarda ferie e malattie, devono ogni anno lasciare la loro classe e la loro scuola per ricominciare tutto daccapo senza alcuna possibilità di svolgere un lavoro continuo.
Avere alle spalle anni e anni di insegnamento precario vuol dire aver acquisito la capacità di adeguarsi velocemente ad ambienti e situazioni diverse, spesso “di frontiera”, dove la percentuale dei docenti precari raggiunge punte molto elevate; aver sviluppato un alto grado di flessibilità nella strategia didattica; conoscere davvero il variegato mondo della scuola italiana; possedere la capacità di pensare secondo categorie che rappresentano, nell’attuale panorama, una vera punta di eccellenza: se il ministro avesse bisogno di un’analisi dettagliata e reale del sistema scuola in tutta la sua complessa realtà, dovrebbe rivolgersi ai precari, che
ne hanno scienza e conoscenza diretta, piuttosto che a “pseudo-esperti” che della scuola hanno un’astratta rappresentazione, molto distante dalla concretezza delle cose.
Per contrastare queste politiche governative i docenti precari hanno costituito il Coordinamento Precari della Scuola (CPS), incontro di coordinamenti autorganizzati su base territoriale e di
realtà virtuali, compreso il forum di discussione sul precariato scolastico creato e gestito dal sottoscritto, il Forum Precari Scuola http://bru64.altervista.org/forum/, al suo quarto anno di attività.
Il percorso è cominciato con l’assemblea del 30 novembre 2008 alla Sapienza in cui viene fondato
l’embrione del CPS, la Rete Nazionale Precari Scuola, il sito tp://retedocentiprecari.blogspot.com , il forum di discussione http://docentiprecari.forumattivo.com/, una piattaforma comune
incentrata su ritiro dei tagli, assunzione a tempo indeterminato di tutti i precari sui posti vacanti e opposizione tenace ad ogni progetto di regionalizzazione e privatizzazione dell’istruzione. Il sit-in a Montecitorio del 15 luglio 2009 ottiene il riconoscimento di
un’audizione parlamentare e l’assemblea nazionale tenutasi nel pomeriggio sancisce la definitiva nascita del CPS, con tanto di bandiera e maglietta ufficiali, simboli che servono a ribadire la totale autonomia del movimento da sindacati e partiti. A seguire, l’occupazione di provveditorati, cortei spontanei, presidi, fino alla grande manifestazione del 3 ottobre 2009 e all’allargamento dell’orizzonte del CPS, attraverso il confronto con gli studenti medi e universitari, con le altre componenti della scuola e con tutti i lavoratori. L’attività del 2010 risulta caratterizzata dall’organizzazione di presidi e manifestazioni a sostegno dello sciopero della fame fatto da alcuni colleghi precari a fine Agosto-inizio Settembre a Montecitorio, dal blocco dello Stretto di Messina del 12 Settembre e dalla grande manifestazione nazionale del 30 Ottobre a Napoli, che ha visto la partecipazione di realtà esterne alla scuola come i comitati di abitanti di Terzino, Chiaiano e Giuliano. Dato che il CPS unisce l’obiettivo della difesa dell’occupazione con quello di un’istruzione pubblica, statale, laica e di qualità, ha aderito e partecipato alle grandi manifestazioni nazionali organizzate dalla FIOM il 16 Ottobre e dagli studenti universitari nei mesi di Novembre e Dicembre 2010.
A Giugno del 2010, durante un’assemblea nazionale tenutasi a Bologna, il CPS elabora un manifesto programmatico, una sorta di carta di identità del movimento, in cui ribadisce di essere “un movimento trasversale a tutti i partiti e tutti i sindacati, luogo d’incontro tra lavoratori della scuola appartenenti a sindacati diversi e lavoratori non sindacalizzati”. Il CPS è quindi “un movimento nazionale, autonomo e autorganizzato, impegnato nella difesa dei diritti dei lavoratori precari della scuola; nella costruzione di un progetto di lotta comune con i colleghi di ruolo, le famiglie, gli studenti e i lavoratori di tutte le categorie; nella promozione di un modello di scuola pubblica statale, laica, gratuita, democratica, ispirata ai principi della Costituzione repubblicana”. Nonostante tutte le lotte portate avanti, il futuro dei precari della scuola resta molto incerto grazie all’atteggiamento irresponsabile dell’attuale governo: innanzi tutto l’esecutivo non ha rispettato il piano triennale di 150.000 assunzioni previsto dal governo Prodi e votato dal Parlamento
con la Finanziaria del 2007. Le assunzioni sono state 50.000 solo nel 2007, sono poi calate bruscamente a 25.000 nel 2008, per poi ridursi ad un’elemosina con il governo Berlusconi che ne ha fatte 8.000 nel 2009 e 10.000 nel 2010. Mancano quindi decine di migliaia di posti ad un piano di assunzioni che doveva essere completato nel 2009. Per i circa 20.000 precari che hanno perso il
posto di lavoro a causa dei tagli agli organici è prevista una legge che è stata beffardamente chiamata salvaprecari, che in realtà non aggiunge un soldo a quanto viene stanziato per il sussidio di disoccupazione e che garantisce solo il punteggio. Il salvaprecari si affida ai progetti regionali per avere finanziamenti aggiuntivi al sussidio di disoccupazione, però da molte parti non sono nemmeno partiti. Inoltre alcune proposte di legge di PDL e Lega contengono la cancellazione delle graduatorie ad esaurimento, che garantiscono criteri di valutazione oggettivi, a favore di albi regionali da cui i dirigenti scolastici potrebbero attingere seguendo criteri clientelari e nepotistici. Per ora non è stata approvata nessuna legge di questo tipo, ma se ciò avvenisse colleghi con decine di anni di lavoro e di sacrifici si ritroverebbero equiparati ai neolaureati e sottoposti alla totale discrezionalità dei dirigenti scolastici. Nonostante tutti questi problemi la chiusura del ministro verso una qualsiasi forma di dialogo con la categoria è stata totale: basta leggere le dichiarazioni rilasciate il 2 settembre 2010, quando ha affermato che è impossibile assumere
tutti i precari e che la colpa del precariato della scuola è dei governi precedenti, dimenticando che Berlusconi ha governato l’Italia dal 2001 al 2006.
Inoltre la Gelmini si è rifiutata di ricevere i precari che stavano facendo lo sciopero della fame a Montecitorio proprio in quel periodo affermando che sono politicizzati. Sul futuro dei precari la Gelmini ha fatto solo vaghe promesse, senza prendere alcun impegno concreto. Alcune speranze stanno arrivando dai tribunali: a Siena un collega precario è stato immesso in ruolo dal giudice, bisogna però aspettare l’esito dell’appello proposto dal MIUR.
Inoltre il governo ha approvato nella legge Sacconi il termine ultimo del 22 Gennaio 2011 per ricorrere contro i contratti a tempo determinato. Questa legge, che comunque è stata impugnata davanti alla Corte Costituzionale, ha quindi costretto decine di migliaia di precari a coalizzarsi in una class action contro il MIUR aderendo ai ricorsi dei sindacati e del CODACONS. In diverse occasioni il MIUR è stato condannato per il taglio delle ore del sostegno da sentenze del TAR ed un’importante sentenza della Corte Costituzionale ha ribadito che l’organico degli insegnanti di sostegno non può essere stabilito a priori senza tenere conto delle effettive esigenze degli studenti. Il TAR ha anche condannato il MIUR a non creare classi troppo numerose grazie ad una class action promossa dal CODACONS.
Nonostante tutte le difficoltà e le chiusure la lotta dei precari continuerà, non si può restare indifferenti. Oltre che il posto di lavoro bisogna continuare a difendere la scuola pubblica statale come baluardo della democrazia e provare ad immaginarla e a costruirla come dovrebbe essere: con classi non affollate, dove sia possibile svolgere un reale lavoro di formazione seguendo tempi e difficoltà di tutti gli alunni; con spazi, luoghi e tempi dove praticare una didattica diversa, aperta a tutte quelle forme laboratoriali ed alternative che sono necessario supporto e complemento di un percorso formativo, con momenti e strumenti di inclusione per tutti i soggetti che la scuola la vivono e la costruiscono e con la giusta attenzione alle situazioni di disagio.
Una scuola capace di progettare e di costruire tutto questo può esistere soltanto qualora per essa si investa in termini di mezzi e risorse: ogni riforma o pseudoriforma che in questi ultimi anni è stata realizzata nel campo dell’istruzione, invece, è stata sempre fatta rigorosamente a costo zero o addirittura sottraendo le risorse esistenti. Ciò ha gradualmente contribuito a svilire e ad umiliare la scuola. Il sistema istruzione richiede stabilità e valorizzazione del personale, investimenti, capacità di ascolto e di elaborazione, affinché possa essere messo in grado di svolgere appieno la propria funzione di luogo dialetticamente capace di costituirsi per le generazioni di questo paese come centro principale della formazione. E’ evidente, infatti, che l’assenza di investimenti nel settore della conoscenza, con tutte le conseguenze che porta con sé, mette a serio rischio non solo i diritti al lavoro e all’istruzione, ma il futuro stesso del nostro Paese.

venerdì 11 febbraio 2011

LA SCUOLA AL CINEMA-lunedì 14 ore 21.00 via dei Campani 72


LUNEDì 7 FEBBRAIO OER 21.00
LA SCUOLA AL CINEMA
proiezione di
I malestanti 30 anni dopo (2003)
di Claudio Di Mambro, Luca Mandrile e Claudio Venditti

Interverranno gli autori.

Il documentario sarà preceduto dalla proiezione della prima parte di "Diario di un maestro" (1972) di Vittorio De Seta a cui si riferisce la dicitura "30 anni dopo"

un cineforum sulla scuola
per confrontarci, discutere, capire

Libreria Anomalia
via dei Campani 72 San Lorenzo

coordinamento precari scuola-roma

SCUOLA: dieci anni dopo le riforme liberiste. Di Roberto Renzetti

Dal sito www.fisicamente.net del Prof. Roberto Renzetti

TreeLLLe, la trilaterale dell'istruzione di Roberto Renzetti

( http://www.treellle.org/ ) Il sito da cui scaricare i documenti citati.

La scuola. Ma cos'è ? di Roberto Renzetti

SCUOLA: dieci anni dopo le riforme liberiste di Roberto Renzetti

La prova che Berlinguer ha ubbidito all'OCSE per riformare la scuola di Roberto Renzetti e OCSE

Il giorno 4 febbraio del 2010 verrà ricordato come il giorno del più grave crimine commesso dal governo Berlusconi. Il Consiglio dei ministri ha varato quella che coloro che ignorano chiamano riforma della scuola. Ho detto "coloro che ignorano" perché vorrei essere chiaro: sto parlando del participio presente di ignorare che è appunto ignorante e la parola la userò in tutto ciò che dirò in questo senso.

Non faccio più premesse lunghe ed articolate ma dico solo che da 12 anni ciò che accade oggi era scritto (con chiarezza, ma solo per chi sa leggere). Nel 1998, quando sciaguratamente entrò al Ministero della allora Pubblica Istruzione un tal Luigi Berlinguer, si era aperta la strada a questo 4 febbraio. Basta rileggersi tutti gli articoli che da allora ho scritto, e che gli interessati possono trovare nella sezione SCUOLA, per capire il senso delle scelte di becero liberismo che furono fatte e che qui riassumo.

La scuola era allora molto ben strutturata e, negli anni che ci separavano dal 1923 (inizio Riforma Gentile), erano stati fatti qua e là cambiamenti di enorme importanza: la Scuola Media Unica del 1962-63 e la Riforma della Scuola Elementare (con l'introduzione dei moduli) del 1990-91. Con governi ballerini e mancanza di continuità legislativa non si era proseguito sulla strada dei raccordi tra riforme fatte e da fare. In particolare erano rimasti dei buchi neri nella stessa Scuola Media che non si capiva bene cosa fosse tra una scuola elementare pregevole ed una degna scuola di secondo grado (le superiori). Vi erano altri buchi neri sia negli istituti tecnici, che riguardavano la mancanza di flessibilità ed aggiornamento dei loro programmi per stare al passo con le innovazioni tecniche e scientifiche che entravano nel mondo produttivo, sia e soprattutto nei professionali che erano diventati uno strumento di finanziamento indiretto per le scuole di tale natura a gestione confessionale (la maggioranza), poi sindacale, quindi regionale e che, salvo rarissime eccezioni, erano vere fabbriche di ignoranza. Questa scuola si doveva e poteva riformare nella linea della strutturazione forte che, a quei livelli scolari, non può mancare pena l'inarrestabile decadenza.

Cosa hanno fatto Berlinguer ed il suo staff di pedagogisti e psicologi ? L'operazione in uso in regimi liberisti: iniziare la fase della liberalizzazione della scuola preparandola per la privatizzazione. Quel governo di centrosinistra, che ha operato dal 1996 al 2001, ha fatto altri danni clamorosi sulla via delle privatizzazioni con un'aquila come D'Alema al comando. Ne ricordo solo quattro: la privatizzazione di Telecom (con il suo avvio al fallimento ed al suo uso per destabilizzare mediante intercettazioni illegali), quella dell'Enel con la bestialità della separazione tra linee di trasmissione e centrali di produzione, quella delle autostrade pagate a distanza con gli introiti che davano, quella dell'ENI. In tutti e quattro questi casi si sono fatti regali infiniti ai privati senza che i cittadini abbiano avuto un qualche beneficio. Anzi ! Sia aumento bestiale di tariffe che rende le bollette uno degli incubi degli italiani, sia disservizi da Paesi sottosviluppati. Sul fronte della scuola i nostri sinistri politici avevano letto da qualche parte che è una potenziale fonte di infiniti guadagni se solo si riuscisse a renderla privata. Chissenefrega di quell'idiozia di scuola pubblica come istruzione garantita almeno (almeno !) fino ai 16 anni ! E come si privatizza la scuola ? Così come era l'impresa sembrava impossibile. Nessun privato si accolla tanti insegnanti utili per un'istruzione di qualità ma non per i profitti. E chi si accolla i ragazzi con handicap che richiedono insegnanti di sostegno (le scuole confessionali, ad esempio, già respingono l'handicap) ? Chi edifici, laboratori, trasporto, preparazione docenti (quest'ultima cosa è oggi altra fonte di guadagno per potentati collaterali al potere politico) ? Nessuno, di modo che l'affare sfuma ed i tanti soldini che si tirano fuori ad esempio negli USA da noi niente ! Ma anche se ci fosse stato qualcuno che avesse voluto acquistare in blocco tale sommo bene non avrebbe rischiato di fare lui l'operazione finalizzata al profitto perché sarebbe stato chiaro che si veniva meno in servizi e qualità con proteste popolari importanti. Berlinguer e i pedagogisti buoni per ogni stagione hanno risolto il problema con le seguenti operazioni. Primo destrutturare cioè togliere ogni rigidità al sistema e renderlo liquido (un poco come D'Alema pensava il suo partito che tutti sappiamo la fine indegna che ha fatto). In tale situazione, poiché si aveva a che fare con giovani fanciulli e non con idrocarburi o caselli autostradali insensibili a scelte politiche, gli utenti giovani della scuola hanno iniziato a credere che si potesse giocare a scuola così come teorizzavano i pedagogisti di regime (Vertecchi, Maragliano, Tagliagambe, & Co) che volevano una scuola che non sapesse di scuola, che inventavano l'autonomia scolastica (ogni scuola fa per sé ed è in concorrenza con l'altra), che introducevano i percorsi educativi per gli studenti (ognuno si fa il suo curriculum e studia ciò che vuole). E gioca oggi e gioca domani, con i genitori di tali sfortunati fanciulli (formatisi negli anni del rampantismo craxiano) che hanno creduto di partecipare al gioco facendo i sindacalisti dei figli, la scuola si è completamente dequalificata tanto da dare risultati completamente insoddisfacenti (e non mi riferisco solo alle indagini internazionali ma a quello, ad esempio, che lamentavano sempre con maggior forza gli insegnanti del primo anno di università, quella indegna del 3 + 2: i ragazzi non sanno leggere, scrivere e far di conto; e neppure capire concetti elementari). Poi è arrivata Moratti altra ignorante che ha spinto con maggiore decisione verso la dequalificazione (tagli di risorse continui e pedagogista cattolico che tagliava pezzi culturali fondamentali come l'evoluzionismo) e che partiva dal volere una scuola libera (insieme a vari intellettuali come Adornato ed Antiseri, ... che fine hanno fatto, oggi ?) per arrivare alle scuole confessionali, sempre e comunque da foraggiare alla faccia di chi paga le tasse, che notoriamente non vanno alle scuole di lusso dei preti (Nazzareno, Massimo, San Giuseppe di Merode, ...). Quindi tal Fioroni che è emerso alle cronache solo per i finanziamenti tolti alle scuole pubbliche e dati (con lettera di accompagnamento ammiccante) alle scuole dei preti (ancora ed ancora !). Un vero disastro la scuola dopo anni come questi. L'istituzione non riesce a preparare gli studenti ed in più costa un mare di soldi per tutto il personale che impiega. E' qui che arriva Gelmini che più ignorante non si può (ma ha dietro le spalle una tal Aprea che ignorante non è pur rappresentando i mal protesi nervi e la clientela meridionale al servizio dei padroni del dané del Nord)). Gelmini non ha riformato la scuola, ha semplicemente tirato una linea in fondo al bilancio fallimentare degli ultimi anni ed ha detto, con l'avvocato Tremonti aleggiante come un vampiro, che la scuola va ridotta drasticamente al nulla. Ed è ovvio che il degrado può resistere fino ad un certo punto, dal quale poi le famiglie iniziano a pensare alla scuola seria che Berlinguer ha cancellato (con il sostegno di tanti ignavi furbacchioni e profittatori di corsi d'aggiornamento come CGIL Scuola, CIDI, Legambiente Scuola, Proteo, ...). Nel frattempo, tagliando e riformando a modo loro, mai si sono occupati di salari diventati un contributo per non morire di fame (a parte di quelli degli insegnanti di religione che, dopo il miracolo dell'immissione in ruolo senza concorso, godono di aumenti incredibili, mai sognati da altri insegnanti), così sempre più la scuola è diventata appetibile ai cercatori del secondo lavoro. Al suo interno ormai andiamo ad una popolazione docente che all'85 per cento è femminile e ciò vuol dire che gran parte degli insegnanti è (al di là della preparazione che può ed anzi è certamente eccellente) soprattutto fatto di madri e mogli di professionisti che non hanno la scuola medesima come primo lavoro perché la famiglia è la famiglia, altrimenti Ruini che ci sta a fare ?

Valerio Verbano: tutta un'altra storia. 22-2-1980

agli studenti e alle studentesse

VALERIO VERBANO: TUTTA UN'ALTRA STORIA.
In questi giorni, tante iniziative ricordano e riattualizzano la figura di Valerio Verbano, lo studente antifascista romano, protagonista delle lotte a scuola e nel quartiere, barbaramente ucciso dai fascisti nella sua stessa casa, il 22 Febbraio 1980, a 19 anni. Raccontare la storia di Valerio Verbano diventa, innanzitutto, un’occasione per opporci ai modi, attualmente in voga, di fare storia. Uno è quello di negarla completamente, come se le lotte, le conquiste e le loro figure sociali non fossero mai esistite. E’ il metodo della destra, che rivisita la storia, per nascondere le malefatte dei fascisti. C’è poi un altro modo di procedere con la storia, è quello dell’appiattimento sulla celebrazione di un passato che non tesse nessun rapporto con il presente: la storia delle nozioni, per intenderci, quella che insegna alle persone il nulla del presente. Di fronte a questi due modi di fare storia, vogliamo sceglierne un terzo, quello del comprende i fatti passati e, allo stesso tempo, di agire nel presente, recuperando la fiducia di trasformare la realtà. La storia di Valerio Verbano, ci porta a confrontarci con fatti del nostro recente passato che aspettano ancora una risposta: la strage di piazza Fontana, la strage di Gioia Tauro, la strage di piazza della Loggia, l’attentato al treno Italicus, la strage alla stazione di Bologna, per citare, solo, i riferimenti più eclatanti; ci porta a fare i conti con i personaggi e i gruppi fascisti di allora, che, in parte, ritroviamo riciclati nel calderone dell’attuale politica: Pdl, An, Lega Nord, e nei movimenti di destra: Movimento Sociale, Casa Pound a cui è legato Blocco studentesco, Forza Nuova a cui si lega, invece, Lotta studentesca, e in altri gruppi e sigle minori, espressione di una subcultura intrinsecamente razzista ed elitaria, sempre difensori dei privilegi e contrari a qualsiasi idea di riscatto dei più deboli. Quando, nel corso degli anni ’70, vasti settori del mondo del lavoro, della scuola e dell’università espressero unitariamente e, specialmente attraverso l’autorganizzazione, la volontà concreta di trasformare i contenuti e le modalità dei saperi trasmessi, i modi di produzioni e le convinzioni politiche, verso una liberazione dalle pratiche repressive e autoritarie, lo Stato e i fascisti risposero con il terrorismo, per screditare i movimenti operai e studenteschi protagonisti di quelle conquiste sociali, grazie alle quali, anche tutti noi, possiamo godere e rivendicare diritti. Valerio Verbano, già nella sua scuola, il liceo Archimede, si distingueva per la sua assidua partecipazione alle attività del collettivo e per la sua partecipazione attiva nei movimenti di lotta fuori dalla scuola. Accanto all’impegno politico all’interno dei movimenti autorganizzati, il giovane studente antifascista era personalmente impegnato in un vasto ed approfondito lavoro di raccolta di materiale cartaceo e fotografico che, oltre a comprendere schede biografiche dei fascisti del quartiere Montesacro, documenti sui Nuclei Armati Rivoluzionari, e informazioni che facevano luce sull’omicidio di Walter Rossi, di Ivo Zini e sull’omicidio di Fausto e Iaio (i due giovani milanesi del csoa Leoncavallo uccisi il 18 Marzo 1978, per le numerose informazioni da loro raccolte sull’intreccio tra i gruppi i fascisti e il traffico d’eroina nel loro quartiere), conteneva anche materiale che dimostrava collegamenti tra personaggi politici di destra, la malavita romana e forze dell’ordine e tra settori giudiziari e gruppi fascisti. In quegli anni, anche il tribunale di Roma evidenziò l’importanza del materiale, sottolineando “l’impressionante cura” che il ragazzo aveva avuto nel descrivere nomi e fatti riguardanti l’estrema destra a Roma, e nell’acquisire informazioni su politici e forze dell’ordine. Siamo alla fine degli anni ’70, in piena emergenza terrorismo. Solamente nel 1977, in tutta Italia, si erano verificati ben 2.128 attentati e, dopo l’eccidio di Acca Larenzia, a Roma, i gruppi di estrema destra avevano compiuto un salto di qualità, che aveva incrementato il fenomeno dell’eversione nera. Anche l’omicidio di Walter Rossi il 30 Settembre 1977, durante un volantinaggio di protesta nel quartiere della Balduina, è l’indice che l’estrema destra aveva cambiato registro e si era rafforzata anche grazie all’appoggio delle forze dell’ordine. All’interno di un contesto così descritto, solamente un giudice, a Roma, era impegnato nell’indagine sui gruppi eversivi fascisti: era Mario Amato. L’importanza dell’indagine di Mario Amato, risiede nella sua volontà di restituire il quadro d’insieme dei fenomeni terroristici, all’interno del quale si erano stabiliti quelli che definiva “ibridi connubi”, ossia contatti tra ambiti apparentemente estranei e, addirittura, opposti l’uno all’altro. Dopo l’omicidio di Valerio Verbano, anche Mario Amato chiede di consultare il cosiddetto Dossier Verbano; ci riusce, ma dopo un mese dall’acquisizione del materiale, nel Giugno del 1980, viene ucciso, mentre, da solo, aspetta l’autobus. Nella sue indagini sui movimenti di estrema destra a Roma, Mario Amato era stato lasciato solo, isolato e ostacolato dallo Stato, e lui stesso racconta che “per fare il quadro della situazione devo dire che mi sono trovato a dover svolgere indagini in un ambiente molto difficile, e cioè quello della destra romana. Si tratta di un ambiente che ha legami e diramazioni dappertutto. Sui miei rapporti con la polizia giudiziaria posso dire che mi sono trovato in una certa difficoltà…Da parte dei carabinieri c’è stato un certo disinteresse per le indagini da me condotte …”. La storia di Mario Amato, profondamente legata a quella Valerio Verbano, è ancora più sconvolgente se si pensa che, prima di lui, nel Luglio del 1976, un altro giudice era stato ucciso: era Vittorio Occorsio, primo magistrato ammazzato a Roma con trenta colpi di pistola. Era stato lasciato solo, isolato e ostacolato, mentre indagava sulla strage di Piazza Fontana e sulle organizzazione di estrema destra, Forza Nuova e Avanguardia Nazionale accusate di ricostruzione del partito fascista. Dopo la strage alla stazione di Bologna, avvenuta il 2 Agosto 1980, i giornali mettono in luce il legame tra l’inchiesta sull’uccisione del giudice Amato, quella sull’omicidio di Valerio Verbano e l’indagine sulla strage di Bologna. I giudici bolognesi fanno di più: ne rivelano l’esistenza di un’unica matrice, ossia l’ambiente dei giovani neri del “nuovo” fascismo romano, spregiudicati e insospettabili, di cui Valerio aveva compiuto una precisa descrizione. Siamo nell’Ottobre del 1980, e quando i genitori di Valerio chiedono di vedere il materiale raccolto dal loro figlio, scoprono che di un dossier contenente centinaia di documenti era rimasto poco più di un quadernetto; il resto sparito, come spariti saranno, a breve, tutti gli oggetti che gli assassini di Valerio avevano lasciato a casa sua, dopo averlo ucciso. Finora nessuna verità. E’ chiaro, però, come l’opera dello studente Valerio Verbano si inserisca pienamente, completandola e arricchendola, in quella di tutti coloro che, in quegli anni e non solo, entrano nei meccanismi dello Stato, fino quasi a fare emergere quelle verità che pretendiamo di sapere, al di là di qualsiasi retorica della pacificazione sociale. Per questo motivo, raccontando la storia di Valerio Verbano, comprendiamo l’importanza di riavvicinarci a tutti quei fatti storici che hanno segnato il corso politico del nostro Paese e la cui non piena verità si pone, oggi, all’origine di una difficile trasformazione dell’esistente che, invece, rivendichiamo. Come insegnanti autorganizzati, continuiamo la lotta in difesa della scuola pubblica intendendola, in ultima istanza, come lotta per riaffermare la funzione emancipatrice della scuola, finalizzata a sviluppare negli studenti quello stesso spirito critico che Valerio Verbano e, come lui, tutti i giovani antifascisti hanno utilizzato nella comprensione della realtà, per la sua trasformazione, ardua ma sempre possibile.

Coordinamento precari scuola-Roma (movimentoinsegnantiprecari@gmail.com) 12/02/2011

Le informazioni contenute in questo scritto sono tratte da una ricerca condotta presso il Centro di documentazione anarchica della libreria Anomalia in Via dei Campani 73, Roma, e dal libro di Carla Verbano, Sia folgorante la fine, Rizzoli, 2010. Per ulteriori approfondimenti consigliamo anche il recente libro di Marco Capoccetti Boccia “Valerio Verbano. Una ferita ancora aperta, Castelvecchi, 2010.

sabato 5 febbraio 2011

LA SCUOLA AL CINEMA-lunedì 7 ore 21.00 via dei Campani 72


LUNEDì 7 FEBBRAIO OER 21.00
LA SCUOLA AL CINEMA
proiezione di
MERY PER SEMPRE
di Marco Risi
un cineforum sulla scuola
per confrontarci, discutere, capire

Libreria Anomalia
via dei Campani 72 San Lorenzo

coordinamento precari scuola-roma

mercoledì 2 febbraio 2011

TAVOLO REGIONALE DEL LAZIO PER LA DIFESA DELLA SCUOLA STATALE Mercoledì 9 febbraio – ore 16


CHE SUCCEDE NEL LAZIO
DOPO LE “RIFORME” GELMINI?

Iniziativa promossa dal
TAVOLO REGIONALE DEL LAZIO PER LA DIFESA DELLA SCUOLA STATALE

Mercoledì 9 febbraio – ore 16

ITIS “Galileo Galilei” Via Conte Verde, 51 (aula seminterrato)


Programma
Relazione intRoduttiva – LorEDaNa FraLEoNE
ComuniCazioni
Il (ri)dimensionamento della rete scolastica del Lazio – aNNa FEDELI
Effetti delle “riforme” su scuole ed università del Lazio:
Primo ciclo – rENaTa PULEo
Scuola secondaria di II grado – aNNa aNgELUCCI
Università – aNToNELLo CIErVo
Precariato – FraNCESCo CorI
Esternalizzazione delle mansioni aTa – NaDIa CIarDIELLo
il diRitto allo studio nel lazio
Tagli nel sostegno ai portatori d’handicap – TESTImoNIaNZa gENITorI
La scuola degli ultimi – LorETTa SCaNNaVINI
I taglia alle risorse nel comune di roma (scheda)
ambiente scuola – LorENZo ParLaTI
Bilanci scolastici – CLaUDIo STamEgNa
attività alternative all’insegnamento della religione cattolica - aNToNIa SaNI



inteRventi
ConClusioni – SImoNETTa SaLaCoNE


sono stati invitati
I dirigenti scolastici, i presidenti dei consigli d’istituto,
dei consigli di circolo, associazioni, coordinamenti e comitati,
sindacati, movimenti, rappresentanti politici e sociali


IL TAVOLO REGIONALE DEL LAZIO
PER LA DIFESA DELLA SCUOLA STATALE
si è costituito nel giugno 2010
attualmente è composto da
Federazione della Sinistra, IdV, Sel, FLC-Cgil, Unicobas Scuola,
CISP Scuola della repubblica, CrIDES, aDIS, giovani Comuniste/i,
UDS, rete studenti medi roma, CPS, Coordinamento dei lavoratori
studenti e genitori delle scuole secondarie di roma, USB, ass. aSSUr,
Coordinamento “Non rubateci il futuro”, alternativa-Lab.Cult, CgD

For a New Europe: University Struggles Against Austerity - Paris 11-13/2/2011

European Meeting of University Struggles – Program Edufactory

For a New Europe: University Struggles Against Austerity

Paris – Saint Denis, 2011


Sabato 12 febbraio – Università di Paris 8, Saint-Denis

10h.-13h. – Tavole Rotonde:

Tre grandi temi saranno affrontati, durante questi tavoli di discussione:

a) Trasformazioni dell’Università: accesso gratuito vs. privatizzazione, corporativizzazione e logica meritocratica

b) Educazione Autonoma, autoformazione, accesso libero ai saperi: nuove pratiche dell’educazione alternativa

c) Precariato, debito, welfare: per un commonfare

programma in italiano: http://www.edu-factory.org/wp/european-meeting-of-university-struggles-program/#italian