sabato 10 ottobre 2015

Per chi suona la campana


Appello per un percorso unificante dei lavoratori e delle lavoratrici precarie della scuola

Nel luglio 2015, a scuole praticamente chiuse, il governo ha voluto approvare una “riforma” apertamente avversata da milioni di cittadini -in primis gli insegnanti- in tutto il paese, dando prova di totale disinteresse per il confronto democratico.
A settembre, la propaganda martellante ha enfatizzato gli effetti positivi della riforma a partire dalle cosiddette assunzioni.
Non ci stancheremo mai di ricordare che i precari e le precarie sono indispensabili al funzionamento della scuola e la regolarizzazione di alcuni di noi è un atto dovuto... anzitutto agli alunni e alla qualità del lavoro scolastico.
La questione della precarietà -e le questioni legate ai bassi salari e al taglio delle garanzie storiche attraverso “riforme” come il jobs act- è il problema del paese.
Il costante bombardamento mediatico a favore del governo, non riesce a nascondere la cruda verità vissuta da milioni di lavoratori nel paese.
Intanto, è in costante calo il consenso verso le istituzioni europee, la Confindustria, il governo – mai votato – di Renzi, Alfano e Verdini.

Riforma” e precarietà nella scuola. Situazione e prospettive.

Tutto il mondo del lavoro risente negativamente degli effetti della legge Fornero.
Gli anziani sono costretti a lavorare e i giovani sono condannati alla disoccupazione e alla precarietà. Il corpo della scuola italiano è ancora segnato dalle “ferite” generate dalle politiche della Gelmini. Gli 8,5 mld di euro mai restituiti alla scuola, il taglio delle classi e delle ore col conseguente abbassamento della qualità del lavoro didattico sono elementi di un’eredità viva che determina il calo della qualità dell'offerta formativa e.. dei posti di lavoro. La scarsa mobilità delle graduatorie negli ultimi anni è il risultato delle politiche dei tagli operati nel nome del pareggio di bilancio e della razionalizzazione delle spese.
Le forme della precarietà nella scuola hanno prodotto figure atipiche capaci di risolvere le lacune contingenti. La volontà di espulsione -di fatto- di migliaia di precari dal ciclo produttivo della scuola è uno dei pilastri della “riforma”.
Le graduatorie di anzianità e merito hanno rappresentato e rappresentano l'unico strumento di controllo democratico dell'accesso al posto di lavoro e di eliminazione di fenomeni di corruzione.
L'attacco allo strumento della graduatoria contenuto nella “riforma” risponde alla necessità governativa -e confindustriale- di generare una “concorrenza all'ultimo titolo e all'ultimo sangue” tra lavoratori. Parte consistente della “riforma” è sintetizzabile in questa immagine di degrado imposto, che è assai lontano da qualsiasi idea di “merito” e qualità del servizio.

Le polemiche piovute addosso alla categoria in merito alle assunzioni hanno tutt'altro che messo in luce diverse questioni:
- l'anno scolastico si aprirà con un numero consistente di cattedre scoperte;
- non tutti i precari sono stati assunti, ben più del 60% di precari non verrà stabilizzato nel presente anno scolastico;
- la “fase B” delle regolarizzazioni si delinea come un “mobbing” di massa sulla categoria, in particolare su quei lavoratori che, è bene ricordare, avrebbero potuto entrare in ruolo da tempo se avessero programmato -liberamente- di trasferirsi in altre provincie;
- la “fase C” dequalifica il personale che viene costretto a fare il “tappabuchi” e a continui spostamenti di sede;
- gli insegnanti tecnico pratici -già colpiti dalla Gelmini e “derubati” attraverso i Pas- non vedono riconosciuta la loro professionalità e il loro diritto al ruolo;
- la legge 107 – che ha escluso le insegnanti della scuola dell'infanzia dal piano di assunzioni – prevede una delega al governo per la riforma del ciclo che viene rimandata al prossimo anno. È in progetto un sistema integrato di educazione 0-6 anni gestito da enti pubblico-privati finanziato –in parte- dalle famiglie che stravolgerà il contratto delle insegnanti statali livellandolo verso le condizioni peggiori già denunciate dalle lavoratrici comunali. Di fatto, la prova generale della privatizzazione della scuola nel nuovo “cantiere” della scuola dell’infanzia;
- gli eventuali futuri concorsi a cattedre, il costante commercio di titoli e la contemporanea “abolizione fisica” dei precari che hanno maturato più di 36 mesi di servizio sono un incentivo alla disoccupazione o alla sotto-occupazione nei diplomifici privati (finanziati ancor di più coi meccanismi del bonus e dell'esenzione fiscale previsti dalla L. 107);
- la delega al governo, prevista dalla 107, per il riordino del sistema di formazione degli insegnanti e conseguente soppressione degli attuali percorsi di abilitazione riguarda il destino di parte dei precari della scuola e degli studenti che vorranno accedere all'insegnamento e interviene in direzione riduttiva e dequalificante sui percorsi di formazione all'insegnamento.
- gli insegnanti hanno il contratto scaduto da 6 anni e sono i meno pagati d'Europa.

Come precari della scuola, tutti i punti sopra individuati e la questione della riapertura della contrattazione ci interessano da vicino.
La volontà del governo di rivedere i tempi di apertura delle scuole, degli orari di lavoro (aumenterà? di quanto??), la questione ideologica della valutazione e della premialità individuale (da respingere in toto) unite al riordino delle classi di concorso ci impongono di vigilare attivamente e di avanzare proposte alternative.

Ogni tipologia di divisione tra precari “bianchi rossi e blu” è dannosa per tutti.

Lottiamo uniti!

La regolarizzazione di parte dei precari Gae è il risultato di un processo di lotte portate avanti con unità e tenacia dai precari storici. La graduatoria è stato lo strumento che ha favorito l'unità dei precari e la loro recente regolarizzazione. Pertanto va rivendicata come uno strumento utile al controllo sociale delle modalità di assunzione, includendo in essa sia coloro che hanno rifiutato il piano straordinario di assunzioni e sia coloro che per condizioni anagrafiche non hanno potuto accedervi, nonostante ne avessero i requisiti.
La folle invenzione di nuovi corsi abilitanti -utili a dividere i precari e a creare una sorta di pericolosa “dipendenza” da concorso- cancella la necessaria considerazione dell'anzianità di servizio: questa non può determinare l'espulsione dei precari -vedi la questione dei “36 mesi”- ma deve esser un elemento da valorizzare al fine dell'immissione in ruolo.
La divisione fra precari danneggia tutti, favorisce solo le politiche di differenziazione salariale, di rottura della collegialità e della cooperazione, di autoritarismo aziendalista, di privatizzazione.
Crediamo che sia necessaria l’unità dei lavoratori – tutti!- della scuola attorno a due punti fermi: il diritto al lavoro per tutti e tutte e il riconoscimento della professionalità acquisita con l'anzianità di servizio. Chiediamo a tutti i colleghi e alle organizzazioni dei precari solidarietà attiva. Socializzazione delle informazioni e delle idee, partecipazione attiva a partire dai propri luoghi di lavoro.
Siamo convinti che il nostro futuro non può essere appeso all’esito dell’ennesimo ricorso organizzato ad hoc per rastrellare denari sulle necessità di chi lavora. Siamo convinti che solo un forte movimento dei precari possa garantirci un futuro degno come lavoratori e possa contribuire al miglioramento della scuola italiana.
Pensiamo che un primo passo sia l'indizione di un'assemblea cittadina dei precari della scuola, che cerchi di dar avvio ad un processo di socializzazione di saperi, bisogni e lotte. Lotte che avranno successo solo se saremo in grado di sviluppare rivendicazioni e piattaforme comuni, evitando di rimarcare le differenze tra di noi e indirizzando la conflittualità verso il Governo e non verso le altre categorie di precari. Invitiamo le diverse associazioni di precari a concordare quanto prima la data di questa assemblea, per ragionare insieme sul come muovere i primi passi di questo processo di lotta. Pensiamo che i seguenti punti possano essere degli spunti utili per il dibattito, in quanto uniscono i precari:

  • Contro i tagli, per la valorizzazione della scuola e del lavoro di tutti;
  • per la stabilità e la qualità del lavoro, contro la falsa meritocrazia della L. 107;
  • per l'abolizione della legge Fornero, il pensionamento del personale più anziano e la stabilizzazione di tutti i precari;
  • per la reintroduzione delle supplenze brevi fin dal I giorno di necessità;
  • per l'ingresso in graduatoria di tutti i precari al fine di garantire in maniera trasparente l’assunzione a tempo indeterminato;
  • per la gratuità dei corsi abilitanti;
  • per l'abolizione del lavoro gratuito in ogni sua forma (es. stage);
  • per l'abolizione della legge 107, per una vera riforma proveniente dalla scuola e dai cittadini che risponda alle esigenze di democrazia e lavoro espresse dal paese
Coordinamento Precari Scuola Roma